Il pannello di sinistra del trittico porta due serie di linee orarie di diverso colore (celeste e rosso mattone) che danno origine, sulla stessa tavola, a due orologi solari diversi a ore temporarie: l'orologio ad ora italica e l'orologio ad ora babilonica, utilizzando il medesimo "gnomone" (l'asta che, con l'apice della sua ombra proiettata sulla meridiana, segna le ore).
L'ora babilonica deve il suo nome al fatto che gli antichi babilonesi contavano le 24 ore della giornata ad iniziare dall'alba. Essa rimase in uso in molti paesi germanici e dell'alta Europa.
L'ora italica invece, è caratterizzata dal fatto che la giornata veniva misurata in ore a partire dal tramonto che rappresentava contemporaneamente le ore 24 del giorno e le ore 0 del giorno veniente.
L'ora italica è stata a lungo usata nella penisola tanto che Goethe se ne lamentava non riuscendo a capirne l'essenza.
Nel lato sinistro si può leggere la scritta nell’antico idioma cimbro che riporta le seguenti parole: “Ich Schbaige benne de Lichte pehlmar un selten rede aber bahr” che letteralmente vuol dire: taccio quando la luce manca, ma quando parlo dico il vero.
La meridiana è stata ricostruita seguendo gli scritti dello storico Baraggiola, il quale ha descritto nei propri appunti la meridiana esistente ad Asiago.